Sull'onda del successo del suo libro "Io, prigioniero in Russia",
basato sui racconti contenuti nel diario del padre Alfonso Di Michele,
lo scrittore Vincenzo Di Michele, ha aggiunto recentemente ulteriori
particolari alla storia descritta rilasciando un' intervista alla radio
internazionale "La voce della Russia".Alfonso Di Michele, nato
nel 1922 a Intermesoli frazione di Pietracamela, partì nel 1942 per il
Fronte Orientale con il Battaglione l' Aquila della Divisione alpina
Julia.
La vicenda umana è narrata in maniera molto semplice e
familiare e in prima persona. Il che ne fa un libro molto interessante
anche per chi non è abruzzese ma si interessa in generale alla storia
delle Penne Nere.Scampato al lager di Tambov viene trasferito tra la
vita e la morte all’ospedale di Bravoja per poi completare la sua
prigionia a Pakta Aral. Il Libro Io prigioniero in Russia - oltre
50.000 copie vendute e numerosi premi alla memoria storica - racconta
dunque la storia di questo giovane abruzzese di Intermesoli piccolo
paese alle pendici del Gran Sasso che nel 1942 viene mandato a
combattere in Russia sul fronte a ridosso del fiume Don, e una volta
fatto prigioniero dall'armata sovietica riesce nella sua lotta per la
vita grazie anche all'aiuto delle donne russe. Quando, infatti, a
seguito di una travolgente offensiva sovietica, viene fatto prigioniero con migliaia di commilitoni, Di Michele è
costretto a spietate marce di trasferimento nel gelo durante le quali
riesce a sopravvivere grazie al grande senso di umanità delle mamme
russe le quali, camminando insieme ai prigionieri, porgono loro cibo e
bevande nonostante le proteste dei figli con la divisa della loro stessa
nazione. Dal campo di concentramento di Tambov, all'ospedale di Bravoja
in Siberia , fino ai campi di lavoro del cotone di Taskent in
Kazakhstan, nel libro è ripercorsa e riassunta la sofferenza di questo
giovane alpino e di migliaia di altri prigionieri. Infine, dopo quasi
quattro anni, il travagliato ritorno a casa. Durante l’intervista alla
ex emittente sovietica Radio Mosca, ora la Voce della Russia,
Vincenzo Di Michele ha sottolineato che senza la grande umanità di
quelle mamme, suo padre forse non sarebbe mai tornato vivo. Infatti ,
Alfonso Di Michele è
stato fortunatissimo in quanto è tra i pochi sopravvisuti alla
prigionia sovietica anche se ha dovuto affrontare il trauma – stante
anche l’invalidità di guerra - del reinserimento in una vita normale.
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