domenica 10 luglio 2011

Giappone dopo il disastro nucleare si punta al solare

Dopo il disastro nucleare che ha colpito il Gippone in seguito al terremoto, l’opinione pubblica nipponica ha preso le distanze dall’energia derivante dall’atomo e sta chiedendo, con insistenza sempre crescente al Governo giapponese di puntare ad altre forme di energia. Il disastro di Fikushima ha scosso le coscienze dei nipponici e così mentre in molti paesi europei, Italia compresa tornano ad accendersi i riflettori sul nucleare, in Giappone si stanno facendo dei passi indietro sull’atomo, riaprendo le porte alle cosiddette energie alternative, solare in primis. Si perché in Giappone il parere del popolo conta molto così il Governo sta già mettendo sul piatto delle proposte alternative al nucleare per far fronte al fabbisogno energetico del paese.


La prima, denominata “Sunrise Plan”, dovrebbe essere presentata nel corso del G8 in corso in questi giorni in Francia, e sarebbe nelle intenzioni delle istituzioni del Sol Levante, il trampolino di lancio di una nuova politica energetica orientata al solare per la produzione della maggior parte dell’elettricità del paese.

Pare, infatti, che il Primo Ministro giapponese, Naoto Kan, stia considerando un piano per imporre a tutti gli edifici di nuova costruzione del paese l’installazione di pannelli solari entro la data massima del 2030. Il piano dovrebbe andare ad interessare tutte le nuove abitazioni e gli edifici commerciali del Giappone, mentre altre indiscrezioni, pubblicate in questi giorni dal Telegraph, parlerebbero anche di circa 12 mila scuole e 1.200 edifici pubblici già orientati verso la produzione di energia grazie al sole. Dati che sarebbero stati diffusi principalmente per far riacquistare un po’ di popolarità alle istituzioni politiche tra l’elettorato giapponese, molto deluso e sfiduciato a causa dei tentativi di “insabbiamento” seguiti al disastro di Fukushima. Se il Gippone confermasse la sua intenzione di rivolgersi al sole per la produzione di energia, numerose sarebbero le conseguenze anche a livello economico, visto che inevitabilmente si darebbe vita ad un nuova politica economica volta fortemente ad abbattere il costo dei pannelli solari grazie alle economie di scala.

In base a quanto prevedono gli economisti, infatti, se in un primissimo tempo la prima conseguenza sarebbe quella di un aumento dei prezzi a causa di un incremento imprevisto della domanda, in seguito il settore reagirebbe con un netto aumento della capacità produttiva il che, a sua volta, genererebbe un significativo abbassamento dei prezzi del prodotto finale.

Altra notizia diffusa in questi giorni dall’agenzia spaziale giapponese, l’Usef, sarebbe quella relativa all’intenzione di costruire una centrale solare spaziale che avrebbe la capacità di produrre tanta energia quanto quella di una centrale nucleare di medie dimensioni entro il termine massimo del 2030. Un progetto che per il momento non è ancora accompagnato da un piano chiaro, ma che dimostra come le autorità giapponesi stiano realmente ripensando alla propria politica energetica alla ricerca di una valida alternativa, sia in termini ambientali che economici, al nucleare.

Ufficio stampa

Maia Design

per Chimicionline

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